Cos’è audiovisivo
L’idea, il tema, non sono ancora l’audiovisivo. Devono diventarlo, perché il tema, l’idea, ce l’hai da sempre, forse.
Metti assieme del materiale – visivo e sonoro – che terrà necessariamente conto del già fatto, del già visto, del già sentito. Una indagine su ciò che è stato prodotto in quella direzione. Tutto questo vuol dire ricerca e quando si fa ricerca si restringe sempre più lo spazio lasciato all’improvvisazione, alla cosiddetta ispirazione. Perché tutto avrà un senso se l’organizzazione dei materiali costituirà la sintassi del sistema.
Il materiale, diviso in gruppi, in momenti, in sequenze, dovrà diventare misura, trovare il suo tempo in rapporto all’economia totale del lavoro.
La durata giusta di un audiovisivo è “ma è già finito?”. Uno dei fattori determinanti per stabilire un giusto rapporto tra tempo reale e tempo “audiovisivo” è il ritmo, che non è la scansione delle immagini, lo scandire del tempo, ma è il rapporto tra sensibilità e nozione, tra ciò che è stabilito e tra ciò che possiamo modificare.
Nelle partiture musicali la misura del tempo è indicata. Due esecuzioni della stessa composizione danno luogo a durate diverse.
Questi audiovisivi nascono come dia/tape: una proiezione di diapositive sincronizzate con nastro magnetico su cui sono incisi gli impulsi per il cambio delle dia e l’immagine suono, cioè la parte sonora dell’audiovisivo.
Per il gruppo AV/70 questa distinzione è stata importante, perché l’audio non voleva essere un commento sonoro generico, ma la ricerca d’una espressività autonoma e originale nella messa in suono del tema dell’audiovisivo.
Oggi non è facile reperire gli strumenti che hanno generato gli audiovisivi del gruppo, che qui vediamo in una traduzione in video. Tradurre è un po’ tradire…e c’è anche da tener conto della perdita di qualità delle diapositive sottoposte all’usura del tempo e della lampada del proiettore…
La memoria delle cose anni 60 15’,15”
Le cave 1968 11’,24”
Manarola 70 1970 15’,35”
Le finestre 1972 12’,05”
Piazza Brin 1972 14’,04”
Colore e materia.
Con questo titolo ho partecipato, negli anni Sessanta, a una mostra a Milano su invito di Agfa che presentava le nuove pellicole e le nuove carte Agfacolor.
E’ la scoperta del colore/materia, del sapore, direi, dei colori del Golfo che si nascondono nei piccoli cantieri, nelle attività marinare, nelle improvvisate rimesse dove la barca prende forma.
E’ lo sguardo posato sulle superfici materiche delle tele del riscatto dell’oggetto/rifiuto, del frammento elevato a mondo.
La marina del Canaletto, la costa occidentale del Golfo, le demolizioni navali sono le tappe d’un percorso visivo che si tradurrà, negli anni Sessanta, nell’audiovisivo La memoria delle cose.
La memoria delle cose
Umberto Cortis e Cesare Rossi
Audiovisivo di Umberto Cortis
Intro Sergio Fregoso e Gianni Janelli corso aggiornamento agli insegnati
Gianni Janelli “Il suono”
pt.1
Gianni Janelli “Il suono”
pt.2
Gianni Janelli
Gianni Janelli “Il suono”
pt.3
Sergio corso aggiornamento agli insegnati pt.4
Testo “il suono” Gianni Janelli
Sergio corso aggiornamento agli insegnati pt.5
Manarola 70
Scaletta Gianni Janelli e Sergio Fregoso
Lettura guidata AV Manarola 70
Conversando con Raffaella
Dispensa Audiovisivo
Eugenio Bernardi “Momento magnetico”
Momento magnetico
La cantina di Gesù mio misericordia! era il laboratorio di Eugenio, si chiamava Gyroscope e tutto effettivamente girava in quella cantina. Bussole, girobussole, sestanti, livelle, traguardi, arnesi misteriosi e ogni sorta di strumenti per la navigazione.
Il tutto ancora avvolto nell’aura pionieristica del dopoguerra. Eugenio era un po’ Faust e un po’ Promèteo, o meglio, era uno di piazza Brin, dotato di rara inventiva, di quel senso pratico sorretto però da una intelligenza intuitiva che gli faceva superare le non poche grane del suo lavoro, che a questo punto chiamerei passione.
Agli occhi nostri era un mito, alimentato da storie partigiane giunte sul filo della leggenda: aeimo me e Buchioni…
Nel gruppo AV/70 era la mente delle soluzioni impossibili. A lui dobbiamo molto del successo e dell’affermazione del gruppo stesso.
Momento Magnetico era il titolo di un progetto di foto libro, firmato da André Leuba, su quel mondo in cui aleggiava, invisibile ma palpabile, una corrente di fluidi magnetici in cui ti sentivi immerso.
Le luci miscelate delle lampade al neon si fondevano con quelle emesse dagli strumenti in prova che tingevano le cose di vaghe sensazioni di liquidità.
C’è un filo che ha legato il Gruppo AV70 alle esperienze genovesi nei campi della didattica dell’immagine, della Comunicazione e nella produzione audiovisiva. Il Gruppo AV 70 si forma attorno ad una ricerca suono/immagine su sollecitazioni visive e sonore suggerite da una lettura del territorio in chiave espressiva e conoscitiva. Lo scambio con le esperienze genovesi è stato determinante.
I momenti più significativi di questo scambio sono stati: le 150 ore sulla Comunicazione negli anni Settanta – le prime su questo tema – che hanno avuto una ricaduta significativa sull’attività delle emittenti locali e sul ruolo del sindacato in vista dei nuovi media; i Corsi al Ducale e a Palazzo Bianco e l’attività nella scuola; la ricerca d’archivio: la Publifoto di Giorgio Bergami è una memoria attiva dell’immaginario collettivo e luogo privilegiato di scambio per una storia della cultura visiva della ligusticità; i moduli audiovisivi – colore e materia sui luoghi e mestieri della Liguria, pensati in occasione delle celebrazioni colombiane e destinati alla Città navale – Museo della Scienza e della Tecnica, mai realizzato.
Gli audiovisivi prodotti sono stati presentati nel corso delle giornate di studio sulla Città Navale organizzate dal Centro Internazionale delle Comunicazioni che ha sede a Genova. Ideazione e produzione dei moduli audiovisivi impegnano, in strettissima collaborazione, Giorgio Bergami e il gruppo AV 70.
Giorgio Bergami
Intensi sono stati i contatti e gli incontri quando era caldo il problema d’una terza rete Rai regionale, aperta al locale e al particolare, visti come momenti qualificanti d’un più vasto pensiero visivo rivolto alle nuove espressività e ai mutamenti della società. Ne è esempio “ La poesia che dice no “ film realizzato nel 1981 dalla Terza Rete Rai che nasce dall’idea di fare un film con la poesia, in una direzione semplice ma efficace: fare agire la poesia dentro la città colta nelle sue immagini più significative, consonanti o antitetiche. La regia è di Gianni Janelli, l’operatore è Guido Benvenuto, la voce è di Paolo Bessegato, i testi sono di Antonio Porta.
André Leuba
Roberto Dané, Claudio Di Prisa, Marino Serafin e Maurizio Maggiani
Cartellina AV70
Il mio io professionale