Roberto Roda

Roberto Roda

Fotografo, etnografo, responsabile delle attività Rmuseografiche del Centro Etnografico del Comune di Ferrara.

 

“Il fotografo e la città”

 

Dovrei scrivere degli interessi etno-fotografici di Sergio Fregoso e di un maiale fotografato quasi trent’anni fa, perché ammazzato secondo tradizione.

Se lo facessi farei torto a Sergio, che merita di essere “ce|ebrato” non tanto e non solo per le belle immagini che ha saputo realizzare nella lunga attività di fotografo, ma soprattutto per la sua grande, coerente e instancabile capacità di fare, attraverso la fotografia, cultura a tutto campo.

Per oltre quaranta anni Sergio Fregoso ha perseguito attraverso la fotografia valori culturali di assoluto rilievo: il senso della storia, l’impegno civile, la conoscenza e la tutela dei patrimoni culturali ecc.

lnsieme a pochi altri in ltalia, primo fra tutti il modenese (ma ferrarese di adozione) Renato Sitti, che di Sergio fu amico stimato, Fregoso ha nobilitato Ia figura deIl’ operatore di cultura, dell’ animatore culturale, cioè di quell’ intellettuale che, a partire dagli anni sessanta, non si accontenta più di astratte speculazioni, ma vuole incidere sulla realtà che lo circonda.

Oggi,che persino la sinistra italiana é sempre più orientata a sostenere sterili accademismi d’é|ite, dimenticandosi che la cultura è un bene di tutti, e davvero salutare poter rileggere l’avventura culturale di Sergio Fregoso, la sua attività formativa verso i giovani, il suo agire fotografico istituzionalmente fecondante: se da venticinque anni la città della Spezia vanta un efficiente Centro della Comunicazione (oggi ribattezzato, con sintesi discutibile,Archivi della documentazione fotografica e multimediale), grande merito va a Sergio, al suo lavoro in appoggio all’ istituzione pubblica, svolto con modestia e con un senso civile davvero encomiabile.

Come si può facilmente intuire, il fatto che Sergio abbia realizzato nella sua carriera immagini d’interesse etno—fotografico e abbia documentato l’uccisione del maiale di Caran è fatto in sé trascurabile. 

lnvece é importante che la lezione culturale e umana di Sergio Fregoso non faccia la fine del maiale di Caran.

L’uscita di questa mostra e di questo catalogo ci rassicura (almeno un poco).

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