Fotografia e disagio
In città, in ogni città, quel malessere sociale che si chiama disagio giovanile, ti viene incontro ad ogni passo. Ti interroghi sul perché, sui possibili interventi, sulla necessità di fare qualcosa.
Ti chiedono (sei fotografo) se ritieni utile, fattibile una iniziativa legata al fascino e al linguaggio dell’immagine, alla sua potenza espressiva e al suo ruolo di specchio della società.
L’idea in sé ha tante buone ragioni per essere attuata, senti però la necessità di rifletterci un po’ su e di mettere in fila alcune osservazioni.
° La fotografia, come ogni altra manifestazione dell’espressività, vive di proprie idee, ha come referente la società di tutti. Se proposta con non chiare finalità potrebbe peggiorare la condizione di chi dovrebbe trarne vantaggio, perché fa doppio il disagio, nella realtà e nell’immagine.
° La fotografia non può prendere su di sé i problemi del mondo, può solo farsi carico del pensiero visivo che li sottende.
° L’impresa più grossa è quella di offrire una visione a tutto tondo della vita, liberata dall’improvvisazione, dalla precarietà, dal disagio, dal profitto e dal degrado. Tutto questo si fa anche con la fotografia, come parte del tutto che è maggiore della somma delle parti.
° Sarebbe molto più facile (e più serio) se ci fosse nel quartiere, o nella zona della città scelti per l’intervento, una struttura già operante (scuola, biblioteca, sede di circolo o di associazione) e che potesse essere un riferimento anche per altre iniziative.
° A monte potrebbe esserci la formazione di un gruppo pilota di giovani in grado di gestire, sul posto, l’operazione, da giovani a giovani. Una pluralità di gruppi, formati e formatori nelle discipline più diverse. Un gruppo che diffondesse il piacere della lettura potrebbe unirsi al gruppo dell’immagine, perché l’immagine non toglie la parola e di parole ce ne vogliono tante per nominare le cose che si vedono in una figura.
Il tema potrebbe chiamare in causa i Musei cittadini e un intervento degli esperti della casa delle figure…
Si snoderebbe così una catena di iniziative che potrebbero dare tra l’altro un po’ di lavoro a tanti giovani..
Via il condizionale e via alla formazione del primo gruppo!