La casa, (1905) dove sono nato, al n°13 di piazza Brin, non è operaia ma particolare. Mia nonna era portinaia del palazzo. La casa è una piccola parte del mondo esterno. Dalle finestre del mezzanino, infatti, si vedono bene le figure dipinte sulla volta del portico.
Il fuori era più presente del dentro, forse perché il dentro era l’essenziale, il tavolo, la credenza, i letti in ogni stanza.
In cucina la luce entrava sempre, c’erano gli scuri non le persiane.
Ogni tanto arrivava anche il sole, dritto, che accendeva i riflessi sui vetri, non di prima scelta, però cangianti,con vaghe frange d’ arcobaleno che catturavano gli occhi.
Mia mamma, nella bella stagione, faceva colazione seduta davanti alla finestra. Tra il dentro e il fuori c’era continuità. La vita della piazza entrava in casa.
Un solo rubinetto, in cucina, che diventano due quando lo zio Alberto, stagnino, ha messo un piccolo lavabo nel cesso. Andavo nella sua bottega a fare un pò di apprendistato.
Mi portava a casa la sera sulla canna della bicicletta. Mi chiamava Bistecca
La signora Vittoria e suo figlio Angelo
sono arrivati in Piazza Brin, al n°13, provenienti da v.le Amendola, il 15 ottobre del 1966 per prendere possesso della portineria rimasta libera. E in quella portineria sono rimasti fino al 1977, adempiendo con professionalità i compiti legati al loro ruolo.
Oggi le portinerie non c sono più.
Non c’è più nessuno che bussa alla porta per raccogliere una confidenza, per consegnare la posta, per dare le ultime notizie sui fatti del palazzo. Sempre con dignità, con alto senso del dovere e nei casi più delicati, massima discrezione e massima comprensione.
La sera il mezzanino si animava, mia madre riceveva gli ospiti: la signora Vittoria, suo figlio Angelo e il fido Bobolo…
C’era la signora Bernardi, la signora Maria… Il grembo del portico accoglieva i suoni e la voce della televisione annunciati da Carosello: Lascia o raddoppia, Il mulino del Po, Noschese… L’ eco della buona notte si perdeva negli antri delle scale. Un’ avventura iniziatica, era da ragazzi, l’ affrontare il mistero degli oscuri androni delle scale.