Itinerario visivo

Itinerario visivo 

 

C’è la città immaginata e l’immagine della città.

Quando le penso e le guardo è come se mi inoltrassi in due distinti itinerari: uno della memoria e l’altro del destino non scelto. Mi perdo spesso quando li percorro, perché qui, tra un passo e l’altro, s’è formata la mia idea di città, ho succhiato i suoi colori, le sue materie, ho ascoltato la sua voce.

Il percorso della memoria si snoda lungo la via del Prione, sosta davanti all’ex convento dei Paolotti oggi museo, incontra l’Oratorio  di S. Bernardino, il Poggio, il Castello, Santa Maria e i Quattro Canti. 

Il filo della memoria, nel suo andare, tocca la trave degli agostiniani, le palazzate Oldoini De Nobili Della Torre, casati che evocano storie di patriottica nobiltà, e si infila nel Torretto per andare incontro alla nuova città.

L’itinerario del destino non scelto prende l’avvio dal Quartiere umbertino, incontra Alfonso Lamarmora, Benedetto Brin, Nino Bixio, Milazzo e Curtatone, Garibaldi, Cavour, e si perde nelle contraddizioni di piazza Beverini.

Qui la città ha perso un po’ di memoria e non s’è accorta che le stavano portando via uno dei suoi quartieri più fascinosi e sconosciuti: la Cittadella. Con un po’ di amaro in bocca l’itinerario scende verso il mare, strizza l’occhio all’Arsenale e passa sotto la spada di Garibaldi.I Giardini più belli del mondo respirano il salino dell’unico tratto di mare e dell’unico orizzonte della città: la passeggiata Costantino Morin, contrammiraglio, in apprensione per le minacce di  interramento del Golfo.

Ogni tanto, per non interrompere il contatto visivo, vado a rivedere gli angioletti di Andrea Della Robbia che fanno festa a Maria Assunta.Guardo le formelle di Guglielmo Carro che mi riconciliano con la piazza.

Vado a rivedere i merli delle mura, il capitello di via Calatafimi e la madonnina del Carugio drito. Vado a rileggere le targhe con i nomi delle vie ( Arrigo Petacco,a proposito della città dell’EROICA, ha ricordato quella dedicata a Pasquale Binazzi, agitatore anarchico ). Passo a salutare Domenico Chiodo,amico della Fratellanza artigiana che gli ha fatto il monumento.Dalla casa natale di Ubaldo Mazzini, in un susseguirsi di suggestioni che percorrono il centro storico, si vede il costruendo Museo d’Arte moderna, dove si apriva la Porta del Carmine o del Pallone.

Quando cammino in città, o quando la fotografo, le sue due anime mi fanno compagnia. A volte confliggono, ogni tanto si danno la mano.

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