Io sono nato qui, settantacinque anni fa, quarantatré anni dopo la nascita del Quartiere operaio Umberto I inaugurato il 15 agosto 1889 e progettato dal Genio Militare per dare ospitalità alle famiglie degli operai dell’Arsenale. C’era stata in città una epidemia di colera e gli operai, provenienti da diverse regioni d’Italia attratti dal lavoro che offriva l’Arsenale, hanno sempre vissuto in condizioni precarie. Il quartiere operaio, progettato con la squadra, come tutta la città dell’800, può suggerire un pensierino: un più facile controllo sociale.
Da ragazzo non sono mai stato un assiduo frequentatore di cortili. Miei rifugi erano la casa – vissuta come un teatro – e il circolo di via della Scorza, dove ho imparato a muovere i burattini e dove recitavo nel teatrino, che dal palco sembrava un’arena…
Ho aperto gli occhi sul quartiere operaio molto più tardi, quando la fotografia mi ha dato la misura dei suoi caratteri. Ecco allora i cortili, Batiston, la Guglielmina con il suo banchetto mobile di frutta candita, il grigiore delle scuole, la scoperta del mulino di via Trieste… Il recupero d’una stagione rivissuta fotografando.
Piazza Brin è una piazza sorta a fine ottocento al centro del Quartiere operaio Umberto I
La piazza è il luogo in cui si manifesta la vita della comunità.
AV 70 Piazza Brin
La fontana di Mirko (1956) in piazza Brin, voluta e quasi pensata da Varese Antoni, un gesto laico che suscitò non poche reazioni che si stemperarono nel messaggio stesso che la fontana proponeva: la vocalità, le aperture contenute nella sua forma.
La fontana è intitolata “ le voci “ , le sue cavità sono orecchie aperte al “ dolce rumore della vita “.
Un tema ricorrente nelle mie immagini è la facciata della Chiesa. Ogni tanto spingo le mie mani su quell’intonaco scabro e pungente, quasi a sentirne dolore. E’ la sensazione che si prova quando il non finito diventa l’espressione più toccante del compiuto. La facciata è un po’ il libro della vita. Non sta a noi decidere quando voltare pagina.
La domenica c’è un’aria diversa in piazza. Se poi è primavera ancora di più.
Queste immagini fermano tre momenti di un rito che continua sul sagrato: don Romano nel suo tipico atteggiamento, la facciata della chiesa come un teatro e il sacrestano (forse c’è stato un matrimonio) spinge il riso fuori della porta.
Tra poco un volo di piccioni accoglierà il dono domenicale…