TESI RAFFAELLA DELFINO

Tesi di Raffaella Delfino

Università degli studi di Pisa

Facoltà di Lettere e Filosofia

Corso di Laurea in Lettere Moderne

Tesi di Laurea in Teoria e Tecnica dei Mezzi di Comunicazione Audiovisiva.

 

“Un fotografo e una città” Sergio Fregoso

l’attività audiovisiva alla Spezia.

 

Relatrice Alessandra Lischi 

Introduzione

Un fotografo e una città , uno sguardo e una realtà da “rappresentare“, una realtà che cambia e si trasforma attraverso i tempi, la cultura e le istituzioni che rinnovandosi consentono alla collettività di usufruire di un patrimonio e di una memoria comune.

La “ visione “, le istituzioni e il territorio sono i tre poli attorno ai quali ruota il lavoro di ricerca da me svolto sull’attività di Sergio Fregoso alla Spezia dagli anni ’70 fino ai giorni attuali.

Parlando di “visione“ mi riferisco al particolare “sguardo” di Fregoso in quanto fotografo e quindi al suo modo di porsi di fronte alla realtà e visione in senso più generale.

Per quanto riguarda lo sguardo individuale dobbiamo sottolineare che le immagini fotografiche prodotte da Sergio Fregoso sono realizzate mediante la “ giusta distanza” nei confronti del soggetto.

La sua fotografia è il risultato della stupefazione e della meraviglia di fronte alla composizione di un affresco(Masaccio, Piero della Francesca, Beato Angelico), della narrazione per frammenti o la sollecitazione della messa in immagine di una “realtà” concettuale e l’uso di materiali diversi nel quadro che troviamo nell’avanguardia artistica e nei movimenti legati alle correnti del Novecento (l’oggetto trovato, le materie povere, i rottami, in particolare nell’opera di Kurt Schwitters).  

Visione in senso più ampio significa allargare il campo d’indagine nel dubbio che la complessità del reale stia troppo stretta nella sola visibilità, dare quindi spazio all’audiovisivo, all’immagine sonora, alle nuove sperimentazioni e ricerche che nascevano negli anni ’70.

Vi è infatti in quegli anni alla Spezia la nascita e la formazione del Gruppo AV70, interessato alla ricerca del linguaggio audiovisivo, che ha dato luogo a numerose esperienze di ricerca in ambito locale e non, portando anche gli audiovisivi nelle scuole e coinvolgendo così le istituzioni in un programma più articolato di educazione all’immagine.

L’entrata dell’audiovisivo, della fotografia, del cinema, della radio, della televisione a scuola negli anni ’70 porta a un cambiamento radicale dell’impostazione fino allora adottata.

Erano anni in cui si aprivano nuovi orizzonti pedagogici, risultato di fermenti che circolavano in Italia e all’estero con nuovi, ”rivoluzionari“ programmi.

Sergio Fregoso e il Gruppo AV70 portano nelle scuole il mezzo non per insegnarlo ma per “ offrirlo “ alla classe, mezzo che diventa linguaggio.

La scuola è istituzione e in quegli anni qualcosa comincia a muoversi con l’appoggio alla Spezia del Centro della Comunicazione.

Quando parlo di “ istituzione “ infatti mi riferisco alla nascita di un Centro della Comunicazione, nato per approfondire il rapporto tra mezzi di comunicazione di massa e territorio.

Sergio Fregoso faceva parte del gruppo nominato nel ’78 dall’Amministrazione Comunale, incaricato di organizzare attività periodiche sugli aspetti della comunicazione, mediante anche contatti con l’esterno.

La presenza costante del centro e in particolare Sergio Fregoso che é stato punto di riferimento nell’orientamento dei giovani, ha consentito di non disperdere percorsi artistici personali, offrendo gli strumenti necessari per un’adeguata formazione.

Il Centro della Comunicazione fa parte dell’Istituzione per i Servizi Culturali e si configura attualmente come polo culturale, banca di informazioni,suoni, immagini. 

E’ possibile l’utilizzazione da parte dell’utente dell’Archivio fotografico, dell’Archivio Sonoro, della Videoteca, dell’Archivio dell’immagine in Movimento e della Biblioteca-Emeroteca.

Archivio significa “ conservazione “ e “memoria “ e questo è un aspetto spesso sottolineato da Fregoso, cioé l’importanza di conservare la “ memoria delle cose “, dei luoghi, della propria storia.

Ecco allora il lavoro di ricerca sul territorio, le immagini del passato e la cultura contadina, i segni del territorio e il loro legame con le attività economiche su di esso esercitate, il desiderio di salvaguardia di zone come Tramonti (una fascia costiera tra PortoVenere e le Cinque Terre), “ i segni della memoria “ cercati in città tra tanti altri segni, un percorso visivo per riscoprire e ritrovare la città restituendole e restituendoci un’identità.

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